N° 96

 

KILLER ÈLITE

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino e Andrea Garagiola)

 

 

 

1.

 

 

            La ragazza dai capelli color rame e gli occhi di smeraldo indossa un’attillata tuta bianca che aderisce alle sue forme come se ci fosse disegnata sopra. Appena sopra il seno sinistro è impressa la silhouette di un ragno nero. In questo momento è sdraiata sul tetto di un edificio di Washington D.C., la Capitale degli Stati Uniti, imbracciando un fucile da cecchino Dragunov SVU-A di fabbricazione russa equipaggiato con proiettili 7.62×54mmR modificato per colpire il bersaglio da oltre 1.500 metri.

            Il vero nome della ragazza è Olga Nikolaievna Derevkova, ma nella comunità dei servizi segreti è nota con il nome in codice di Vedova Bianca ed è la migliore eliminatrice, un eufemismo per assassina, del F.S.B.,[1] il servizio di sicurezza interna della Federazione Russa. iIn questo momento il suo mirino telescopico sta inquadrando una finestra dell’edificio che ospita la sede della divisione americana dello S.H.I.E.L.D. e per la precisione la testa di un giovanotto biondo con gli occhi azzurri che indossa la tipica divisa della famosa agenzia per il mantenimento della pace mondiale ma di colore verde invece che azzurro.

            Da che ha superato i severi esami della Stanza Rossa, Jonathan Juniper è stato il suo unico fallimento,[2] ora intende rimediare a quell’errore. Il suo indice destro si contrae sul grilletto ed il colpo parte.

            In quell’esatto momento echeggia una detonazione ed un proiettile colpisce la canna del fucile che sfugge di mano alla Vedova Bianca.

            La ragazza si gira di scatto rotolando sul tetto mentre nelle sue mani appaiono quasi dal nulla due revolver OTs-38 Stechkin. Davanti a lei sta in piedi un uomo che indossa un costume rosso e nero con gli occhi coperti da grandi occhiali dalla montatura nera e lenti a specchio rosse. Dalla cintura pendono due fondine, una per coscia, al momento quella di destra è vuota perché la pistola che conteneva è saldamente nella corrispondente mano del nuovo venuto che le sorride dicendo:

-Mi dispiace, ma non potevo fartelo fare: a noi Juniper serve vivo, almeno per il momento e poi non potevo correre il rischio che tu ammazzassi anche Laura Brown, mi capisci?-

            La sola risposta di Olga Nikolaievna è sparare contro il suo avversario.

 

Il proiettile sfonda il vetro teoricamente antiproiettile della finestra dell’ufficio di Jonathan “Junior” Juniper mancando la sua testa per un soffio.

-A terra!- intima l’Agente dello S.H.I.E.L.D. Laura Brown.

            Invece di darle retta, la donna conosciuta come Capitan balza senza esitare oltre la finestra.

-Ma è impazzita?- chiede Juniper.

-No, è Capitan America.- replica Falcon gettandosi fuori a sua volta.

 

            L’ufficio dell’editore del Daily Bugle e delle altre pubblicazioni della Jameson Publishing Corporation è decisamente affollato. Oltre a J. Jonah Jameson ci sono, infatti: Joseph “Robbie” Robertson, direttore del Daily Bugle, Charlie Snow, direttore del settimanale Now e perfino Tracy Burke, direttrice della rivista “Donna”, tutti intenti ad ascoltare il resoconto del fotoreporter Frank Gianelli affiancato dalla giornalista di Now Joy Mercado.

-E così Karla Sofen, Moonstone, lavorerebbe per Henry Peter Gyrich, il Consigliere del Presidente per gli Affari Superumani.- borbotta, infine, Jameson -Questo non prova molto. So che quella donna ha ricevuto una specie di amnistia per tutti i suoi reati dopo che ha aiutato le autorità a sgominare il Consorzio Ombra,[3] quindi, per quanto ne sappiamo, è tutto in regola e lei si è rimessa sulla retta via.-

-Lo chiami istinto, Mr. Jameson…- replica Gianelli -… ma io sento che c’è qualcosa di più sotto, qualcosa di poco limpido.-

-Conosco, Frank e tendo a fidarmi del suo istinto.- interviene Tracy Burke.

-Mmf. Tu che ne dici, Robbie?-

-Anch’io sento puzza di bruciato.- risponde Robertson -Karla Sofen non mi pare un’anima in cerca di redenzione almeno da come la descrive Gianelli. Se Gyrich sta combinando qualcosa di illegale, credo sia nostro dovere accertarcene ed informare il pubblico.-

-Ne uscirebbe un bell’articolo, anzi una serie… su Now e sul Bugle.- incalza Charlie Snow -Non possiamo farci sfuggire l’occasione.-

-Mmf… va bene,.- replica Jameson -Ma voglio dei risultati entro la settimana. Per esempio, l’identità di quella misteriosa Agente Zero di cui hai sentito parlare. Sono stato chiaro, Gianelli?-

-Chiarissimo, signore.- risponde il reporter.

 

 

2.

 

 

            Per qualche istante Capitan America fluttua nel vuoto in caduta libera poi tende le mani ad afferrare una delle tre aste di bandiera parallele poco sotto la finestra da cui è saltata. Oscilla per qualche istante poi lascia la presa e si lascia cadere giù. Compie una serie di capriole per rallentare la discesa, atterra sulla tettoia sopra l’ingresso della palazzina e da lì salta a terra, poi comincia a correre.

            È abbastanza sicura di sapere chi ha sparato ma perché ha sbagliato il colpo? Da quel che sa della Vedova Bianca, non è tipo da sbagliare la mira. Deve essere accaduto qualcosa e lei vuole scoprire cosa a tutti i costi, ammesso e non concesso che una volta raggiunto il luogo dello sparo ci trovi ancora qualcuno.

 

            I proiettili sparati dalle pistole della Vedova Bianca raggiungono Bravo in pieno petto e lui cade all’indietro con un gemito. La ragazza si alza di scatto e si avvicina all’uomo a terra.  Qualcosa non la convince: sa di averlo colpito in pieno, quindi, dov’è il sangue?

-Sorpresa!- esclama improvvisamente Bravo alzando la testa.

            Le afferra una caviglia e le fa perdere l’equilibrio poi le è addosso, le ginocchia contro lo sterno, le mani a stringerle i polsi.

-Di solito sono più gentile con una bella ragazza come te, ma tu sei un tipino pericoloso e debbo metterti in condizioni di non nuocere. Mi avresti ammazzato se il mio costume non fosse in fibre di kevlar, cortesia dell’Hydra.-

-Dovevo mirare alla testa.- ribatte Olga Derevkova tentando inutilmente di divincolarsi.

-È troppo tardi per pensarci, ti pare?-

            Una voce stentorea echeggia alle spalle di Bravo:

-Lasciala andare, adesso!-

            Falcon è appena arrivato.

 

            In un piccolo ufficio arredato nel classico stile governativo un’attraente ragazza bionda che indossa un vestito azzurro senza maniche che è seduta su una poltroncina in similpelle nera guarda sorridendo verso la telecamera impugnata da un uomo in piedi accanto a lui e dice:

-Buongiorno da Inside Washington dalla vostra Ursula Armstrong. Oggi siamo qui, nella famosa Ala Ovest della Casa Bianca a Washington D.C. e precisamente nell’ufficio dell’Assistente del Presidente per gli Affari Superumani Henry Peter Gyrich che ha concesso al nostro programma la sua prima intervista ufficiale da quando ha preso possesso della carica.-

            La giovane donna si sporge in avanti offrendo al suo interlocutore un’ampia visione della sua generosa scollatura e continua:

-Henry Peter Gyrich ha un illustre passato come Agente Speciale del Consiglio per la Sicurezza Nazionale con funzioni di collegamento con i Vendicatori, membro della disciolta Commissione per gli Affari Superumani, Vice Direttore del F.B.S.A. ed altro ancora. Ora ricopre un ruolo importante nell’Amministrazione Presidenziale e siamo lieti che abbia scelto noi per la sua prima uscita pubblica.-

-Sono anch’io lieto di essere ospite del suo show che apprezzo per la sua obiettività.- risponde Gyrich nel suo tono più affabile possibile

-La ringrazio. Potrebbe spiegare ai telespettatori in breve in cosa consiste il suo lavoro?-

-In poche parole, io consiglio il Presidente sulle politiche da adottare con la comunità superumana sempre più in crescita.-

-Lei dice “comunità superumana” come se fosse qualcosa di compatto ma ci sono i supercriminali che sono delle minacce e ci sono i supereroi che ci proteggono da quelle minacce.-

-E chi ci protegge da loro, Miss Armstrong? Chi potrebbe impedire loro di rivolgersi contro i comuni mortali come me e lei? Dobbiamo essere pronti a difenderci.-

-E cosa propone? Qual è la sua soluzione?-

-Controllo innanzitutto. È vitale sapere chi è questa gente, dov’è, come può essere rintracciata.-

-Lei sta parlando di una schedatura, qualcosa di simile alla fallita legge sulla registrazione dei mutanti e della proposta avanzata anni fa e poi ritirata di una registrazione dei supereroi.-

-Erano proposte imperfette, lo riconosco, ma avevano un nucleo serio: la necessita di controllare questi esseri per evitare che anche quelli che ora non lo sono diventino pericolosi.-

-Ma chi controllerebbe i controllori?-

            È un’espressione di fastidio quella che appare brevemente sul volto altrimenti impassibile di Gyrich? Infine dice:

-Suppongo che potreste pensarci voi giornalisti. Non vi definite i cani da guardia della democrazia?-

            Prima che Ursula Armstrong possa ribattere, il telefono di Gyrich squilla. Lui risponde, ascolta e dice:

-Molto bene, ci vediamo tra venti minuti.-

            Si rivolge alla giornalista:

-Purtroppo sono costretto a sospendere l’intervista,, il lavoro mi chiama. Penso di poter essere di nuovo disponibile dopo pranzo, mi spiace.-

-Temo di non avere scelta immagino.- replica lei.

-Immagina giusto.

            Pochi minuti dopo Ursula e il cameraman sono scortati fuori dalla Casa Bianca da zelanti agenti del Servizio Segreto.

            Mentre l’uomo rimette nel furgone l’attrezzatura Ursula rimane fuori e si tocca un orecchino poi dice piano:

-Qui BS. Ho agganciato Gyrich come previsto ed avevi ragione: nasconde sicuramente qualcosa, uno di quei dannati progetti segreti governativi.-

<<Scopri di che si tratta.>> replica una voce di donna <<E qualunque cosa sia, se non può essere usato a nostro vantaggio, distruggilo.>>

-Ah, niente di più facile.- ribatte Ursula con sarcasmo.

 

 

3.

 

 

            Bravo volta istintivamente la testa al suono della voce di Falcon e la Vedova Bianca ne approfitta per sferrargli una ginocchiata alle reni poi, mentre lui cade di lato balza agilmente in piedi. Afferra rapidamente una delle sue pistole rimaste a terra e la punta verso l’avversario disteso dicendo:

-E adesso…-

-E adesso niente!- afferma, deciso, Falcon afferrandole saldamente il polso -Non ti ho salvato la vita per lasciarti uccidere impunemente qualcuno.-

            Con una rapida mossa di judo la giovane donna lo proietta sopra la sua testa e replica:

-Nessuno può sorprendermi due volte di seguito.-

-Dici davvero?

            La voce femminile dal tono sarcastico echeggia mentre uno scudo circolare bianco, rosso e blu fende l’aria colpendo il polso di Olga Nikolaievna Derevkova e strappandole di mano l’arma.

Senza smettere di correre Capitan America recupera lo scudo e si lancia contro la Vedova Bianca che evita di misura l’impatto.

-E così tu sei la famigerata Vedova Bianca.- dice Liz Mace -Vediamo come te la cavi senza un’arma in pugno.-

-Meglio di quanto tu creda.- ribatte Olga con orgoglio.

            Le sferra un calcio rotante ma Cap lo evita abbastanza facilmente. Le afferra la caviglia sbilanciandola ma Olga fa una piroetta ed atterra sulle punte dei piedi.

-Non male.- commenta Liz.

-E vedresti di meglio se non avessi un vantaggio.- replica la sua avversaria.

-Che vuoi dire?-

-Che io sono disarmata ma tu hai il tuo scudo.-

            Liz guarda lo scudo, riflette per non più di mezzo secondo poi lo lascia cadere a terra.

-Ora siamo pari.- afferma con voce calma.

 

            In un ufficio di Camp Lehigh in Virginia, ufficialmente centro ricerche della DARPA[4] ma segretamente sede di una struttura di intelligence interforze del Dipartimento della Difesa, una donna molto importante per Capitan America scuote la testa sbuffando.

            Il Colonnello Carolyn St. Lawrence, Cary per gli amici è una donna d’azione e preferirebbe decisamente trovarsi sul campo di battaglia ad affrontare addirittura Hulk piuttosto che esaminare i file della sezione della DARPA che collaborava col defunto ma non compianto Generale Ryker, ma qualcuno deve farlo.

-A quanto pare …- borbotta -… i fratelli Ryker erano tutti ossessionati dall’idea di creare dei supersoldati. Qui si parla dei tentativi di Jacob Paxton di ricreare il siero originale sulla base dei pochi appunti lasciati dal suo bisnonno.[5] C’è anche un accenno ad un Progetto Cybernus.-

-Qui c’è qualcosa al riguardo.- interviene il Tenente dell’Aviazione Diane Perrywinkle, dai capelli neri e riccioluti -Era un progetto per mutare i militari rimasti menomati in azioni di guerra in cyborg che fossero in pratica un esercito di un solo uomo. Qui dice che fu usato su un unico soggetto: il Caporale delle Forze Speciali dell’Esercito Michael Walker ma a quanto pare fu un fallimento ed il progetto fu chiuso.-

-Ha detto Michael Walker?-

-Sì, perché?-

-Voglio la sua scheda. Forse lo conoscevo.-

 

            Big Ben Donovan sta per fare una delle cose più difficili della sua vita al cui confronto affrontare una giuria od una banda di gangster è uno scherzetto.

            Bussa ripetutamente alla porta finché non viene aperta e lui si trova di fronte un uomo della sua altezza e stazza ma con una ventina d’anni di meno.

-Tu!- esclama vedendolo -Che ci fai qui?-

-Ho bisogno di parlarti, figliolo.-

-Non chiamarmi così. Sono tuo figlio solo per un incidente biologico ma tu non sei mai stato un vero padre per me. Non so come hai fatto a trovarmi qui e francamente non m’importa. Ora fila!-

            Il giovanotto gli sbatte la porta in faccia. Big Ben serra le labbra. Tanti saluti all’approccio gentile, pensa, poi sferra un calcio con la sua scarpa rinforzata in metallo contro la serratura che cede di schianto.

 

 

4.

 

 

            Il posto è ufficialmente un centro di ricerca aerospaziale ma le apparenze ingannano e Henry Peter Gyrich lo sa molto bene: è una vita che si muove tra le ombre dell’ambiguo mondo dei Servizi Segreti.

            Ad accoglierlo al suo arrivo c’è un’elegante donna sui trent’anni dai capelli corvini.

-Benvenuto Mr. Gyrich. È sempre un piacere vederla qui.

-Non sono venuto qui per perdere tempo in convenevoli, Miss Erskine.- ribatte, gelido lui -Al telefono ha detto che il Progetto P è pronto a partire.-

-Tutti i test lo confermano.- ribatte la donna -Ma mi segua e vedrà coi suoi occhi.-

            I due prendono un ascensore che li porta ad un livello sotterraneo. Una volta usciti percorrono un corridoio dalle pareti di metallo e raggiungono uno stanzone dove, in piedi ed allineati come un reparto militare, attendono nove uomini ed undici donne che indossano costumi attillati.

-Soddisfacente.- commenta Gyrich.

 

            Mentre Capitan America e la Vedova Bianca si battono tra loro Bravo ha capito in fretta che è il momento buono per filarsela. In fondo una parte del suo l’ha fatta impedendo che Jonathan Juniper fosse ucciso dalla bella russa, il resto, cioè l’eliminazione della ragazza e di Capitan America, aspetterà un momento più favorevole. Madame Hydra dovrà farsene una ragione

            Approfittando della distrazione di Falcon Bravo si getta audacemente oltre il bordo del tetto. Rimane in caduta libera per un po’ poi si afferra ad un’asta di bandiera ed usa la spinta per gettarsi contro una vicina finestra sfondandola e piombando all’interno di una stanza vuota. Ha solo pochi secondi prima che Falcon arrivi e non si illude che non noti la finestra rotta. Pochi secondi ma basteranno.

            Spalanca con un calcio la porta della stanza e si tuffa nel corridoio poi, invece di correre via, estrae la cui porta apre con una chiave estratta dalla cintura. Se la chiude alle spalle ed entra nel bagno, preme un pulsante della cintura e davanti a lui si apre una porta segreta dissimulata in una delle pareti. Bravo la varca e subito dopo la porta si richiude alle sue spalle.

            Senza perdere tempo Bravo si sfila, il costume, lo ripiega accuratamente e lo infila nel doppio fondo di una valigetta ventiquattrore poi apre uno scomparto da cui estrae una specie di maschera da teatro greco. Se la applica sulla faccia, c’è una specie di sfrigolio elettrico e quando se la toglie il suo volto è cambiato: adesso è quello di un uomo sui trentacinque anni dalla carnagione olivastra con capelli ed occhi scuri. Sorride al nuovo se stesso e dice:

-Perfetto. Bentornato Mr. Bakshi.-

            Si riveste con un completo grigio, camicia bianca e cravatta con i colori di Oxford, si infila un paio di occhiali quindi prende in mano la ventiquattrore, apre un'altra porta segreta e si ritrova in uno spazioso ufficio dirigenziale.

            Sedendosi ad una scrivania in noce su una comoda poltrona executive si permette ancora un sorriso.

 

            I due uomini sono molto simili e non è solo perché entrambi sono privi di un occhio e nascondono questa menomazione con una benda nera: sono entrambi veterani ormai disincantati del mondo ingannevole dello spionaggio.

            L’Americano si chiama Nicholas Joseph Fury ed è il Direttore dello S.H.I.E.L.D. la famigerata agenzia di sicurezza internazionale. Il Russo si chiama Alexei Mikhailovitch Vazhin e dopo un periodo di disgrazia ora è Coordinatore dei servizi segreti della Federazione Russa. È dal suo ufficio al Cremlino che sta parlando in videoconferenza con Fury:

<<Che cosa posso fare per te Nick?>>

-Una cosa molto semplice Alexei Mikhailovitch: ti chiedo di far revocare l’ordine di eliminazione di Junior Juniper.-

 

 

5.

 

 

            Capitan America e la Vedova Bianca si fronteggiano studiandosi a vicenda ciascuna sembra in attesa che sia l'altra a fare la prima mossa in una sorta di guerra di nervi ed è l'agente russa la prima a cedere. Scatta verso l'avversaria in costume tentando di colpirla col taglio della mano ma Liz Mace la ferma col gomito. Olga Nikolaievna le fa uno sgambetto ma Cap fa una capriola e si rimette in piedi.

-Niente male.- commenta.

            Salta verso la Vedova Bianca afferrandola alla vita ed entrambe rotolano a terra continuando la loro lotta avvinghiate l'una all'altra.

            La giovane russa si ritrova sopra l'americana e le stringe il collo. Capitan America le afferra i polsi e si libera dalla stretta riuscendo a proiettare l'avversaria sopra la sua testa.

            La Vedova Bianca si rialza di scatto ma il suo piede destro scivola su una delle pistole che le erano cadute durante La colluttazione con Bravo e lei perde l'equilibrio cadendo all'indietro. Tenta disperatamente di mantenersi in piedi ma il piede sinistro scivola oltre il bordo del tetto

            Capitan America si tuffa verso di e lei e le afferra il polso destro, ma è troppo tardi per impedire la caduta e viene trascinata con lei.

 

            Situato quasi al confine tra i quartieri di Hell’s Kitchen e Harlem a New York c'è un piccolo ambulatorio medico gratuito per indigenti. Il Dottor Noah Burstein ha appena finito di medicare un ragazzo presumibilmente reduce da una rissa di strada, che nell'ambulatorio entra una donna afroamericana che lui ben conosce.

-Claire!- esclama con evidente gioia mista a sorpresa.

            Le corre incontro e la squadra con occhio professionale.

-Sicura di aver fatto bene ad uscire?- le chiede.

-Sto bene Noah.- risponde Claire Temple -Mi sono ripresa ormai e non ce la facevo più a restare nell'appartamento di Big Ben.-

-Beh magari fisicamente stai meglio ma....-

            Burstein lascia la frase a metà. Sia lui che Claire sono medici con molta esperienza alle spalle e sanno bene che certe violenze lasciano ferite psicologiche che guariscono più lentamente e più difficilmente di quelle fisiche.

-Sto bene.- ribadisce lei con tono fermo ma Burstein non sa se crederle fino in fondo.

-Se vuoi prenderti un altro po' di tempo prima di tornare al lavoro...- dice.

-Al contrario: ho bisogno di sentirmi impegnata per non pensare alla rabbia che provo e voglio mostrare alla banda di Black Mariah che non la temo.-

-E se lei volesse darti un'altra lezione?-

            Claire scuote la testa.

-Non credo che lo farà ma in ogni caso sono pronta.-

            Apre la borsetta e mostra a Noah una pistola.

-Regalo di Big Ben.- dice -Un tempo l'avrei rifiutata ma le cose sono cambiate.

            E non in meglio, pensa amaramente Burstein.

 

            Per un momento sembra che entrambe le donne debbano precipitare ma all'ultimo istante Capitan America riesce ad afferrarsi al bordo del tetto con una mano sempre tenendo l'altra ben stretta al polso della Vedova Bianca.

-Lasciami andare.- le dice la Russa -Non puoi sostenere anche il mio peso. Inutile morire in due.-

-Non se ne parla nemmeno!- ribadisce in tono risoluto Liz -Vedi piuttosto se riesci ad aggrapparti a me mentre io cerco di risalire.-

            Non molto convinta Olga riesce a stringersi alla vita di Cap mentre lei, con entrambe le mani ora libere prova a tirarsi su.

            I primi due tentativi falliscono ma al terzo, stringendo i denti, Li riesce a tirarsi su abbastanza da far presa e poi aiuta la Vedova Banca a risalire a sua volta sul tetto.

-Ben fatto Cap.-

            A parlare è stata Laura Brown appena arrivata assieme a Junior Juniper ed un'intera squadra dello S.H.I.E.L.D.

-Ottimo tempismo.- commenta, sarcastica, Liz.

            Laura fa una smorfia ma non replica. I suoi agenti intanto tengono sotto mira la Vedova Bianca.

-Lei la prendiamo in custodia noi.- dice infine

-Mi sta bene ma voglio poterle parlare dopo.- replica Cap.

            Si interrompe e si guarda intorno, quindi, perplessa, esclama:

-Dov'è Falcon?-

            Ma nessuno sa risponderle.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL'AUTORE

 

 

            Praticamente nulla dire su quest’episodio se non che spero che quasi tutti voi abbiate colto le citazioni e strizzatine d’occhio che ho inserito. Ne riparleremo nel prossimo.

Ea proposito del prossimo episodio: che cosa è accaduto a Falcon? Chi è davvero Ursula Armstrong? Qual è il ruolo dell’enigmatica Miss Erskine? Tutto questo e tante altre cose. Non mancate.

 

 

Carlo

           



[1] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti.

[2]Come visto nell’episodio #94.

[3] Come visto nell’episodio #85

[4] Defense Advanced Research Projects Agency (letteralmente: Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa",

[5] Ovvero Abraham Erskine, l’inventore del Siero del Super Soldato.